IdMiS - Istituto della Memoria in Scena (ONLUS)
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Giovanni Frediani nasce a Livorno il 13 ottobre 1916 da Arturo Frediani e Giuseppina Pedicchio. La famiglia vive col solo stipendio del padre, portalettere, ma lui potrà comunque studiare e prendere il diploma di ragioniere. Durante l’arco degli studi, insieme agli amici Lazzerini e Cohen forma una forte coscienza antifascista. Nel 1936 vince un concorso alle Poste e viene assunto a Domodossola, in provincia di Novara. Lì a 21 anni si sposa con Elsa Bartoli. Negli anni che seguono sarà trasferito a Massa Carrara, Genova e nel 1942 a Livorno. Durante la guerra egli sfolla all’Isera di S. Miniato, poi Peccioli, Varicandoli.
Finita la guerra, dopo una breve
parentesi livornese, torna a lavorare alle poste di Domodossola, doveintraprende una fervida attività culturale fondando “l’associazione culturale ossolana”, con
la quale organizza eventi e dibattiti (fra i quali quelli con Giulio Trevisani, Gisella Floreanini) e per la quale intraprende una serie di contatti con gli esponenti della politica e della cultura impegnata a sinistra del tempo; per breve tempo è nominato segretario del PCI, ed inoltre
scrive regolarmente articoli su giornali locali, e come corrispondente di «Paese Sera» (edizione di Milano). In questo periodo la sua casa è uno dei luoghi di incontro e dibattito
più fertili di tutta la Val d’Ossola. Nel 1958 ottiene il più volte richiesto trasferimento alle poste di Firenze e vive a Scandicci fino alla sua morte avvenuta nel Dicembre del 2005.
Giovanni Frediani in un ritratto eseguito dall'amico Silvio Loffredo
A Scandicci prende contatto col PCI e viene nominato fra l’altro nell’Amministrazione Comunale di Orazio Barbieri dove diventa Assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura.
Organizza numerosi eventi culturali con Arbuez Giuliani della Biblioteca Civica Mario Augusto Martini, con la casa del popolo “il Ponte”, con il cinema Manzoni. Dai cineforum
agli spettacoli nella piazza Matteotti fra cui ricordiamo tra i tanti il Balletto Moisseiev; dai dibattiti
con Cesare Zavattini, con Ernesto Balducci, con Luigi Nono, Guido Aristarco, a mostre di arti figurative fra cui ricordiamo quelle di Silvio Loffredo, Antonio Bueno, e del premio Suzzara.
Una vita caratterizzata dall’impegno nello sviluppo di un discorso culturale, nella coscienza della cultura cortese, borghese e nel loro superamento, verso una coscienza della cultura popolare, auspicando, ad esempio, alla lingua italiana una pari dignità con il dialetto, argomento che dal convegno e dagli studi degli anni Quaranta non dimenticava mai di
affermare. Citando una bellissima poesia di Ignazio Buttitta: «Un populu / mittitilu a catina/ spugghiatilu/ attuppatici a vucca, / è ancora libiru // Livatici u travagghiu / u passaportu / a tavula unni mancia / u letto unni dormi, / è ancora riccu. // Un populu / diventa poviru e servu /
quannu ci arrobanu a lingua / adduttata di patri: / è persu pi sempri. // Diventa poviru e servu, / quannu i paroli non figghianu paroli / e si mancianu tra dìiddi.»
Innaugurazione di una mostra d'arte a Scandicci: in primo piano Giovanni Frediani; in secondo piano da sinistra Daniela Bonatti, Mario Stellabotte, Eugenio Scalise, Giorgetti (?)
Arturo Frediani nel 1939
Giuseppina Pedicchio nel 1948
1951 Terrazza San Francesco - Livorno: Edda Frediani, Guja Frediani, Arturo Frediani, Giuseppina Pedicchio, Giovanni Frediani, Loretta Frediani, Fiorella Frediani, Rolando Frediani
Nettuno - 1939 - Giovanni Frediani militare di leva